Un mare di tristezza e nostalgia
di Marian
La zattera che
piange
Urla, pianti... Ho tanto freddo, ho fame,
ho paura; sono accovacciata stringendomi a me stessa cercando di avere meno
freddo, ma è tutto inutile!
Io, mia mamma e i miei due fratelli siamo
in una specie di zattera con più di otto madri e almeno quindici o sedici
bambini: alcuni piangono, altri urlano, mentre i bambini un po' più grandi
stanno in silenzio abbracciati alle loro madri... Mentre io essendo forse una
delle più grandi sto sola rannicchiata in un "angolo" della zattera.
Mia mamma abbraccia Daniel il più piccolo,
invece l'altro mio fratello minore (più piccolo di me di due anni) le sta
vicino mentre mangia un pezzo di pane bagnato dall'acqua salata del mar Egeo.
Per noi quello era il massimo che possiamo avere come pasto; avevamo tutti
quanti molta molta fame, non mangiavamo da almeno tre giorni, avevamo anche
tanta sete, non c'era acqua per tutti. Il mio unico desiderio in quel momento
era proprio acqua: fresca e dissetante, mi bastava solo quello; nulla di più!
Sono arrabbiatissima con Tutto il mondo!
"Non voglio più vivere!!" Penso con le lacrime agli occhi che neanche
si distinguono dall'acqua che avevo addosso: sono fradicia di acqua salata: per
colpa di un colpo di vento violento che si era scatenato un po' di ore prima io
e un ragazzo poco più grande di me siamo caduti dalla zattera, visto che sia
uno sia l'altro eravamo nell'angolo di quel pezzo di legno galleggiante! Quindi
quei due o tre stracci che ho addosso sono bagnati e ho ancora più freddo di
quanto ne avevo prima di essere caduta.
Una giovane mamma (avrà più o meno venti,
massimo trent'anni) mi ha dato una coperta piccolina che copre le spalle; in
quel momento non mi ero sentita tanto al caldo in quella maledettissima
situazione: dopo un po' gliela ridò perché ho visto un piccolo bimbo che
piangeva tra le sue braccia.
Questa signora era solo con suo figlio che mi
sorrideva: il suo sorriso non sembra quello di una donna della sua età, sì
sembrava più grande; tutti sembriamo più grandi perché le nostre facce sciupate
dal sonno e dalla paura ci facevano vedere ragazzi e donne con rughe di stress.
Mentre una donna sembra più giovane di qualche anno perché si cura il viso, a
me questa volta capita il contrario.
La porta
sbagliata
Nella
zattera ci sono solo tre uomini: mio zio, un papà anche lui abbastanza giovane
e il ragazzo che era caduto con me, che, anche se ha solo diciassette anni
comunque è il più grande tra i ragazzi presenti. Si chiama Andrew, ha una
sorella della mia età, di nome: Youanna, ci siamo conosciute a Damasco: quando
io e la mia famiglia siamo andati a trovare i nostri parenti; la famiglia di
Youanna abitava nella casa di fronte e io a quell'epoca
avevo solo sei
o sette anni, per errore ho bussato alla porta sbagliata... Andrew aveva aperto
la porta (aveva undici o dodici anni) e come se mi conoscesse mi saluta e mi
presenta a Youanna. Anche lei aveva sette anni (o sei): da quel momento abbiamo
cominciato a giocare: avevamo molte cose in comune quindi non ci siamo più
lasciate!
E
riguardo ai miei parenti che abitavano nella porta opposta ci hanno accolto le mie cugine che conoscevano Andrew e
Youanna quindi con il permesso dei loro genitori, hanno
fatto entrare anche loro due. Mio fratello andava
d'accordo con Andrew anche se avevano sei anni di differenza; a tutti e due
piacevano molto i videogames.
Dopo due anni che io e Youanna ci
conoscevamo, ho dovuto ritornare in Turchia, esattamente a Istanbul, perché era cominciata la guerra contro i
pochi cristiani che vivevano in Siria tra i quali i nostri parenti e la famiglia di Andrew...
Non ci siamo più visti per cinque anni
fino all'estate dell'anno scorso. Io e la mia famiglia siamo andati nella casa
che avevamo ad Aleppo dove abitavano
alcuni altri nostri parenti e guarda caso anche la famiglia di Andrew, che si
era trasferita poco tempo dopo la guerra. Quando ho rivisto Andrew vedevo un
ragazzo alto e con il viso più bello che avessi mai visto, mentre Youanna era
diventata una signorina splendida... Mentre ora vedo due ragazzi impauriti,
arrabbiati e tristi allo stesso tempo per colpa dell'improvvisa guerra! Vedo
anche visi sciupati e assonnati, corpi magri e ossuti... Quanto avrei voluto
morire annegata invece di vedere ragazzi innocenti soffrire con addosso abiti
strappati, capelli sporchi e rovinati. Ragazzi abituati a vivere nel lusso e
nella tranquillità che hanno facce ricoperte di lacrime di dolore...
Attorno non vedevo altro che mare; ma non
blu come dovrebbe essere, ma un mare nero/grigio per il riflesso delle nubi
cariche di lacrime... E vedo persone: persone rannicchiate su se stesse e anche
loro cariche di lacrime e dolore, o meglio; rabbia, freddo, fame e soprattutto
innocenza!
Grecia
grigia... Arriviamo!
Passano ore, passano urla e pianti;
finalmente vediamo in lontananza la terra, vediamo la salvezza dritta in faccia
e la sentiamo che ci asciuga le lacrime con il suo calore, vediamo la Grecia:
tutti i giovani cominciano a buttarsi in acqua quindi anche io, ci mettiamo
dietro la zattera prendendola da dietro e cominciamo a sbattere le gambe contro
l'acqua con tutte le forze che abbiamo in corpo, sono in mezzo a Andrew e a
Youanna che mi guardano con faccia grintosa. Avanziamo abbastanza velocemente
pur essendo in sette ragazzi e più di trenta persone a bordo della zattera.
Io e Youanna facciamo cambio con altre due
ragazze e subito ci danno due coperte, abbiamo entrambe le gambe a pezzi e per
riposare e riscaldarci ci mettiamo una accanto all'altra con le facce
sorridenti per la soddisfazione. Guardiamo entrambe Andrew che continua a
sforzarsi al massimo per far andare avanti tutti noi. Dopo un po' sale anche
lui nella zattera facendo cambio con un giovane papà. Continuiamo a fare cambi
per andare a nuotare, passano circa due o tre ore e Finalmente ci avviciniamo a
passi da gigante alla costa greca!! Non ero stata così felice e stanca in vita
mia!
Alla costa ci sono parecchi uomini che
trascinano intere famiglie con un solo braccio e tutti noi più giovani
prendiamo alle nostre spalle i bambini e corriamo verso la spiaggia rocciosa
per tirarci in salvo mentre le donne con le loro ultime forze rimaste in corpo
nuotano anche loro verso la salvezza.
Io, Andrew, Youanna e i miei fratelli
continuiamo a correre finché alcuni uomini ci portano dell'acqua e degli avanzi
di cibo; per prima cosa prendo più acqua possibile per portarmela dietro,
Andrew prende in un sacchetto di carta gli avanzi e in fine Youanna prende tre
coperte. Le nostre madri ci raggiungono e prendono alcuni bimbi in braccio e
per mano, strada facendo un uomo ci chiede in
inglese quanti anni avessimo per dividerci
nei
camion: tra i dieci ai trenta venivano portati in un camion con altri giovani;
dai nove in giù andavano in un altro camion con le persone che superano i
trent'anni. Io dico di avere dodici anni, il ciò è vero, Youanna ne dice anche
lei dodici, Andrew diciassette e poco prima avevo detto a Giorg (l'altro mio
fratello minore) di dire che ha nove anni anche se ne ha dieci in modo tale da
farlo rimanere con mia mamma e Daniel, lui mi ha obbedito e lo portarono
immediatamente da mia mamma, mentre io e gli altri ragazzi ci hanno mandati
in un camion più piccolo dato che siamo di
meno. Ho chiesto se avrei rivisto mia mamma e i miei fratelli; l'uomo mi ha
detto che è probabile, mi sono preoccupata, poi Andrew ha chiesto allo stesso
uomo dove siamo diretti, lui non ha risposto e mi sono preoccupata ancora di
più...
Il viaggio al
buio
Noi tre ci siamo messi tutti vicini; sento
le braccia di Andrew alle mie spalle e la sua testa appoggiata alla mia, sento
le mani di Youanna sui miei fianchi, sento un grande amore caloroso tutto
attorno grazie a loro e lasciavamo il mondo da parte finché non sento una
ragazza più grande di me urlare... Mi spavento molto e spingo via Youanna,
Andrew sta dormendo; e vedo questa ragazza con la gamba che sanguina; le chiedo
che le era successo e lei mi risponde singhiozzando che una bottiglia di vetro
si era rotta non sapendo come era successo, io vedo un frammento infilato nella
sua coscia, mi scaravento da Youanna dicendole di darmi subito un panno e
dell'acqua; prendo l'acqua e lei mi segue con una maglietta; io verso un po'
d'acqua sulla gamba lavandole il sangue e Youanna mi passa una metà della
maglietta che aveva strappato due secondi fa e io tentando di avvolgerla nella
ferita la ragazza mi mette le mani nelle spalle per cercare di capire dov'ero
dato che nel camion era buio, le lego con un doppio nodo la maglietta;
abbastanza stretta da fermare il sangue. Andrew si sveglia e si accorge che non
ero tra le sue braccia (non so come non se ne era accorto, dorme come un ghiro)
viene da me preoccupato e vediamo la ragazza priva di sensi e lui comincia a
prendere a pugni il lato del camion urlando all'autista di fermarsi, io e
Youanna non siamo le sole ad aver aiutato la ragazza; infatti, era venuto anche
un ragazzino credo della mia età con uno straccio che serve a pulire tutto il
sangue. Dopo solo dieci secondi che Andrew ha continuato a prendere a pugni il
camion l'autista si ferma e apre lo sportello un uomo prende in braccio la
ragazza e la porta fuori dal camion scavalcando tutti noi, questa riprende i
sensi e immediatamente Youanna le porta dell'acqua; la ragazza si riprende, la
vedo e vedo un viso pallido con gli occhi socchiusi... La situazione finisce e
riprendiamo il cammino, sono passate più o meno cinque ore e senza che il
camion si fermi; io, Youanna e Andrew abbiamo dormito circa tre ore così per
passare il tempo senza
annoiarci: non ho dormito meglio in tutto
questo lungo e tragico mese... Andrew mi stringe tra le sue braccia e invece
Youanna sta appoggiata a me su una spalla.
Passano otto ore di viaggio, mi sveglio e
sveglio Youanna: sono le 20:30 (credo) è buio, anche Andrew si sveglia
sorridendomi e offrendomi un pezzo di pane alle olive. Youanna chiede:
"Dove siamo? Le nostre mamme?". Mi preoccupo anche io delle domande
che ha fatto; Andrew risponde inquieto:"Non lo so... Ma spero che loro
stiano bene". "Anche io spero che stiano bene. Anche io vorrei sapere
dove siamo..." Dico con l'ansia nella voce.
Noi tre ci mettiamo di nuovo uno vicino
all'altro per non avere tanto freddo e cominciamo a raccontarci storie, Andrew
mi chiede continuamente com'è la Turchia e io non li rispondevo più di così:
"Istanbul è sicuramente meglio di questo posto ma peggio perché di là non
avevo voi vicini come ora" lui sorride e mi ringrazia. Mentre Youanna mi
ricorda un fatto che noi tre sicuramente non
ci dimenticheremo Mai cioè: <<La giornata
selfie>> ,- quel giorno era caldo;
talmente caldo che le nostre famiglie decisero di andare in un club dove
Youanna faceva nuoto: siamo rimasti là dalle 11:00 del mattino all'01:40 della
notte, per noi era normale dormire tardi, perché l'abbiamo chiamata così?
Perché noi tre non facevamo altro che farci delle foto e non facevamo altro che
ridere e divertirci!- . Mentre Youanna racconta io piango
dicendo:"Perché?! Noi che abbiamo fatto di male per meritarci questo!?
Stavamo così bene là siamo innocenti; non ce lo meritiamo!''
Andrew mi stringe e Youanna mi asciuga le
lacrime facendomi una faccia davvero strana per farmi ridere; infatti lei mi ha
sempre stappato un sorriso.
Passa circa mezz'ora e l'autista si ferma
e apre lo sportello del camion dicendoci di scendere che siamo arrivati...
La tenda di fango
Noi tre e gli altri scendiamo e
immediatamente chiedo dove siamo. Lui mi risponde che siamo un po' vicini dal
confine tra la Grecia e la Macedonia: vedo tende, moltissime tende sporche di
fango, vedo donne che piangono; anche loro sporche dalla testa ai piedi, vedo
bambini silenziosi accovacciati vicino ad una tenda che mangiano del
cioccolato, vedo fango e intere pozze d'acqua piovana, vedo un muro in
lontananza alto; molto alto e vedo dei ragazzi che come scimmie tentano di
arrampicarsi in quel muro per scavalcarlo, vedo delle guardie con le uniformi
che cercano di prendere i ragazzi che si stanno arrampicando, vedo ragazze che
urlano disperate contro un corpo che dorme. Insomma vedo le conseguenze della
guerra in faccia; letteralmente!
Un signore ci dice di sistemarci in una
tenda che ci indica qualche metro più lontana di noi, camminiamo e vedo altre
tende; tra cui la "nostra": è abbastanza grande e come le altre è
ridotta male, Youanna ha con se le coperte che aveva preso prima del lungo viaggio,
le mette dentro e ci dice di entrare; entriamo e per prima cosa bevo
dell'acqua; ho tantissima sete e ho anche abbastanza fame quindi Andrew ci dà
delle focacce.
Dopo aver mangiato si sono fatte le
quattro del mattino e ancora nessuno dei tre si è informato sulle nostre madri
"Dove sono le nostre madri?! Sono tre ore che le aspettiamo!" Urla
Andrew, gli uomini non ci rispondono e io non sono stata così preoccupata e
ansiosa!
E' ovvio che passata la notte ci siamo
detti che forse loro sono altrui e speriamo che loro stanno bene, devono star
bene!
Il fiume di sangue
Dormiamo e all'improvviso sentiamo delle urla
sta volta non era una o due donne; sono degli uomini che urlano; Andrew esce
dalla tenda correndo, sono le sei del mattino; anche io esco preoccupata,corro
e vedo degli uomini vicino ad una guardia vicino al muro, uno senza metà
braccio: vedo una pozza di sangue e la cosa che mi preoccupa è il fatto che non
vedo l'avambraccio (anche se l'avrei visto mi avrebbe fatto molto senso ma
almeno mi avrebbe rassicurata) che ha perso l'uomo, vedo il braccio e vedo il
nervo strappato come un filo, vedo l'osso rosso ma non solo la parte alta vedo
tutto l'osso (compreso l'osso dell'avambraccio) quindi
penso che si sia strappata solo la carne e la mano... Mi guardo attorno e vedo
una scia di sangue e vedo il muro con del sangue che si prolunga per più della
metà, è come se vedessi una montagna in cui si sta formando un fiume di
sangue... Vedo pezzi di nervo e la mano incastrati tra il filo che ha spine lunghe
circa cinque cm! Mi sento male: ho la nausea e un terribile mal di testa per la
paura... Dico ad Andrew che ritorno nella tenda perché non
mi sento per niente bene, lui annuisce e mi abbraccia dicendomi che non mi devo
preoccupare. Cammino verso la tenda con un tornado nella testa e dopo... Il
nulla: zero, tutto nero, non sento nulla, non vedo nulla; avevo perso i
sensi...
Poco dopo mi risveglio con un dolore al
braccio sinistro e vedo Andrew e Youanna che mi urlano addosso, mi guardano
sorridenti e li saluto come se nulla fosse, mi chiedono chi sono e io dico il
loro nome, Youanna mi abbraccia stretta al suo petto e Andrew mi dice che ero
svenuta e che ho sbattuto il braccio contro il palo di ferro che sorregge la
tenda.
Mi aiutano ad alzarmi e vedo il mio
braccio verde per la botta; sono tutta sporca di fango e Andrew mi prende il
braccio e lo appoggia alle sue spalle, mi sento strana come se non sapessi
esattamente dove siamo e mi chiedo "Sono al confine della Grecia? Sì. Sono
appena svenuta? Sì. Ho un braccio verde? Sì." mi sono rassicurata e vedo
ancora alle mie spalle l'uomo che ha perso metà braccio e ipotizzo che sia
accaduto quel accidente forse perché ha tentato di scavalcare il muro e magari
scivolando è successo tutto ciò...
Sono dentro la tenda con Youanna che mi
continua a chiedere come sto: " Io sto bene! Tranquilla!" insisto,
"E il braccio?" non smette di farmi male ma so che passerà. Mi da un
bicchiere d'acqua e mi mette addosso una coperta.
Ognuno pensa per sé
Ho mal di testa e fame, chiedo a Youanna
se è rimasto qualcosa da mangiare, lei mi dice di no e mi preoccupo per il
fatto che se magari staremo a lungo in quel posto senza né cibo né acqua!
"Andiamo a chiedere se hanno del cibo e ci inventiamo una scusa per
farcelo dare se no qui moriremo di fame!'' le dico, annuisce ed esce dalla
tenda, si sporca di fango e
se ne va da alcune guardie zoppicando, anche
io esco mi strappo la manica del braccio che mi fa male e la raggiungo
"Signori, avete del cibo per due ragazzine ferite come noi? Non mangiamo
da molti giorni...", facciamo, loro guardano il braccio e per prima cosa
mi danno una bottiglia di vetro bianca; ghiacciata "Mettila sul braccio
questa." , poi un'altra guardia
tira fuori una tavoletta di cioccolato e una
focaccia al pomodoro: solo a vederla mi viene voglia di addentarla!
Prendo la bottiglia e l'appoggio al
braccio mentre Youanna prende il cibo e ringraziamo con gli occhi lucidi e
cominciamo a camminare verso la tenda, Andrew ci raggiunge e si complimenta con
le sottoscritte per aver preso del cibo.
Andrew porta con sé un accendino e dei
rami presi da un cespuglio pochi metri lontano dalla tenda "Con questa
accendiamo un fuoco per riscaldarci", io e Youanna ridiamo per la scena
che ha fatto per farci dare le provviste "Dovevi vederti sembravi proprio
una disperata, sei una brava attrice!" so bene che non è giusto ma qui
ognuno pensa per sé, infatti prima Andrew era andato a chiedere ad un uomo una
coperta e lui "NO! VATTENE RAGAZZINO!" , certo che c'è gente proprio
crudele ed egoista...
Raggiungiamo la tenda e subito Youanna
mette la focaccia in un sacchetto di carta per non farla raffreddare troppo ed
io metto la bottiglia vicino alla barretta di cioccolata per non farla
sciogliere ''Tieniti quella bottiglia nel braccio! Ti fa bene'' mi fa Youanna,
''Io preferisco addentarla la cioccolata non berla!'', ridiamo. Andrew è fuori
dalla tenda che cerca di accendere il fuoco; fortunatamente non c'è vento
quindi non è difficile accenderlo.
Pochi minuti dopo Andrew riesce ad
accendere il falò, ci chiama e noi tre ci mettiamo rannicchiati accanto al
fuoco mentre riscaldiamo un pezzo di focaccia per poi mangiarla; sono le tre
del pomeriggio fa freddo per essere l'inizio della primavera e dopo aver
mangiato e riposato ci alziamo per sgranchirci le gambe e andiamo a far una
passeggiata
anche se non c'è nulla di bello da vedere; ma
se stiamo seduti rischiamo di non alzarci più per colpa delle gambe
indolenzite!
Abbiamo ospiti
Ormai non mi fa più tanto male il braccio
e so che dopo aver riposato avrò le forze necessarie per affrontare il giorno
dopo, Youanna, Andrew ed io continuiamo a camminare
finché non vediamo due camion diretti verso di
noi: questi carichi di mamme e bambini, "Forse in uno di quei camion ci
sono le nostre mamme!" grido contenta e noi tre ci
guardiamo e cominciamo a correre verso quei
camion sperando di trovare veramente le nostre madri e i miei fratelli...
Raggiungiamo il primo camion e cerchiamo
di vedere la gente a bordo "Qui non ci sono!" grida Andrew, allora ci
dirigiamo direttamente verso l'altro camion e cominciamo a vedere "Sono
qui! Sono qui! Venite!" urla Youanna, io e Andrew andiamo da loro e le
abbracciamo e subito dopo prendo in braccio Daniel; mi mancava moltissimo il
suo visetto da angelo! Poi aiuto a far scendere Giorg dal camion poi Andrew
aiuta mia mamma e Youanna la sua.
"Che meraviglia vedervi!!"
gioisco e abbraccio Giorg, gli chiedo subito dove erano stati per così tanto
tempo (sono passati tre giorni che non li vedevamo): "Ci avevano portati
in un altro accampamento, ma poi ci hanno trasferito perché c'erano state tre
uccisioni quindi era
troppo
pericolo per i bambini'', ''Ma voi state bene?'' chiede preoccupata Youanna. Guardo
mia mamma e non sembra che abbia ferite o
nulla del genere; poi guardo Giorg: lui ha un ginocchio sbucciato, nulla di che
e in fine guardo la mamma di Andrew e Youanna; neanche lei sembra ferita ma
noto che è particolarmente pallida e le porto dell'acqua.
Poi do uno straccio umido a Giorg e Andrew
fa "accomodare" le nostre mamme nella tenda, mi siedo vicino a mia
mamma e le metto sopra una coperta.
Un attimo dopo mi alzo e chiamo Andrew e
Youanna per dire che non devono assolutamente dire a nessuno che ero svenuta
perché se no si sarebbero preoccupati molto per me, ma non ce n'era bisogno...
Il giorno passa velocemente, ora fa buio prima, ho
riposato e mi sento abbastanza in forze per affrontare il giorno che mi
aspetta....
Dentro
ognuno di noi c'è sempre rabbia, tristezza, gioia e soddisfazione delle cose
che facciamo; ma, ci sono persone che hanno solo un piccolissima parte di gioia
e di compassione verso la gente che le circondano: queste persone sono i
soldati alleati dell'ISIS; kamikaze, bombardieri, tutti coloro che non hanno il diritto di uccidere gli altri!
Anche le
persone solo interessate alla ricchezza di un Paese non hanno il diritto di
prendere il dono naturale del paese!
Tutti noi
speriamo nella salvezza e nella pace... Basta! Non ce la facciamo più!