giovedì 24 marzo 2016

SONO UN MIGRANTE


Immagino di essere un migrante bloccato in Grecia al confine con la Macedonia. Mi presento, descrivo  le mie giornate, le persone intorno a me, racconto la mia storia, i miei pensieri e le mie emozioni.


di Andrea
     Ciao,

sono Momodoù, ho 15 anni e vengo da un piccolo paese a poca distanza da Damasco. E’ un paesino così piccolo che non è visibile sulle mappe geografiche, ma per me è tutto il mondo: lì sono nato, ho visto per la prima volta il viso dei miei genitori, ho imparato a camminare, a giocare, a parlare la mia lingua, ho conosciuto Sabah e lì ho ascoltato le storie che raccontava mio nonno, lì sono andato a scuola per la prima volta e ho conosciuto la paura della guerra.

     Sono alto 1,80 m, sono magro, non ho più con me i miei occhiali da vista, ho gli occhi ed i capelli scuri.

      Quando ero a casa, di sera, gli adulti parlavano di un luogo fantastico, dove non c’è la guerra, dove c’è lavoro per tutti, una casa nuova, medici per curare le malattie, dove poter vivere finalmente sereni. Io insieme a Sabah e i miei amici immaginavamo che l’Europa fosse un posto magico dove i sogni si realizzano. Una mattina quando il sole non era ancora alto nel cielo mio padre ci ha svegliati dicendo: “Presto è ora di partire, prendete il necessario, non c’è tempo da perdere!”.

      E’ iniziato così il lungo viaggio che ci ha portati in Grecia ai confini con la Macedonia.

     Posso riassumere come mi sento e ciò che vedo intorno a me dicendo: “Al mattino i sogni svaniscono!” Vivo in una tenda con un’altra famiglia oltre la mia, c’è un bagno ogni dieci tende, se piove a terra c’è fango e la notte l’umidità bagna i vestiti, i miei giorni sono tutti uguali

     Un volontario che parla la mia lingua mi ha spiegato che è prevista la distribuzione di noi siriani in Anatolia e in parte in Europa, ma Slovenia Serbia e Macedonia hanno chiuso le frontiere e senza i documenti in regola non si può accedere ai paesi che fanno parte del Trattato di Schengen.

     Penso a me e alla mia famiglia che abbiamo i documenti, ma tanti tra noi hanno avuto solo il tempo di scappare per non morire.  Io ho una speranza, ma per loro i sogni sono fermi a questo confine.

     Spero che i Grandi Paesi ascoltino la nostra richiesta di aiuto.

                             Momodoù

 

 di Malith

Ciao, sono Omar, vengo da un paesino vicino Aleppo. Sono arrivato in Grecia su un barcone perché c’era la guerra. Sono in un campo profughi da molte settimane e nessuno ci informa quanto tempo dovremmo stare qui. Siamo in molti sia uomini sia donne e bambini, tutti con la speranza di poter vivere in un paese senza guerra.
Ogni mattina mi sveglio e vado a fare colazione nella mensa comune con tutti gli altri, poi ognuno si reca alla sua brandina fino al pranzo che facciamo sempre tutti insieme e questo si ripete anche per cena tutti i giorni.
Tra tutte le persone che ci sono qui ne ho incontrata una importante: un ragazzo della mia età, cioè 10, tutti i giorni giochiamo a palla in un piccolo spazio fuori dal campo, poi verso sera raccontiamo delle storie a tutti i bambini del campo.
Infine andiamo a dormire tutti i giorni con la speranza che prima o poi qualche paese decida di accoglierci permettendo ai miei genitori di lavorare e dando a me la possibilità di poter studiare e giocare come i bambini normali.

                                                       di Marta


      Sono una bambina di undici anni e sto cercando di attraversare il confine della Grecia con la Macedonia, sono in compagnia della mia famiglia: i miei genitori e i miei cinque fratelli minori. Mi sono accampata in una tenda vicino al muro di filo spinato, le mie giornate sono piuttosto monotone e nei miei pensieri c'è solo il desiderio di oltrepassare quel muro.

     C'è molta gente qui al confine che si è accampata come noi, molti cercano di oltrepassare il muro, ma vengono fermati dai poliziotti posizionati a poca distanza fra loro.

    Oggi ho passato il tempo a girovagare tra i frutteti nella speranza di trovare qualche frutto maturo, ma per mia sfortuna è inverno e non ce ne sono.

       Arrivo dalla Siria, precisamente da Homs, che è in guerra, avrei preferito restare nel mio paese e continuare una vita normale, senza guerra o desideri di arrivare in un altro paese sana e salva, in una casa confortevole; nel mio paese andavo in una scuola islamica vicino a casa mia, mentre i miei fratelli, che sono più piccoli, andavano in un'altra scuola più vicina al centro. Andare a scuola sembrava la cosa più scontata al mondo, ma adesso che sto scappando dalla Siria mi rendo conto che mi mancano un po' le lezioni, ma soprattutto i miei compagni e le mie amiche.

     Sento una grande nostalgia del mio paese e della mia casa, non vedo l'ora di trovare un posto dove stare senza troppe preoccupazioni.


                                    di Tommaso

Afghanistan, il mio viaggio parte da qui, questo è il mio paese natale.
Vivevo in un cittadina a nord di Kabul, Bagram e tutto cominciò coi Talebani... 
Arrivarono la notte e cominciarono a sparare, io e la mia famiglia dovemmo decidere in un battito di ciglia se far parte di un gruppo di terroristi fanatici o morire...
Abbiamo scelto la speranza e la fuga da un paese ormai da troppi anni in guerra!
Mio padre e mia madre hanno raccolto in tutta fretta bagagli, stracci, spicci e qualcosa da mangiare per il viaggio.
Era notte inoltrata continuava ad imperversare la sparatoria alle porte della città, mancavano poche ore al mattino e io mi addormentai. 
Quando riaprii gli occhi ero in braccio a mio padre e mia madre dietro di noi,
e poi una marea di gente ancora, tutti in marcia verso un punto di raccolta tra le montagne. All'orizzonte il sole non era ancora sorto e si scorgevano le luci delle fiamme nella mia città.
Rotta Balcanica, questa parola continuava a rimbalzare da un'adulto all'altro, era il percorso che avremmo intrapreso per avere ancora un futuro.
Un viaggio lungo che ci avrebbe portato in Europa, in Italia per una vita migliore lontani da morte e paura. In tasca ho il mio portafortuna, un soldatino lego, spero ci protegga. 
Passarono settimane tra mille disagi, stipati in grossi camion oppure in lunghe colonne di gente a piedi, attraverso l'Iran la Turchia e la Macedonia e ora nonostante la fame, la paura e il freddo siamo quasi arrivati in Italia!
Attraversiamo il confine nascosti in un furgone, mio padre ormai ha speso anche gli ultimi soldi per arrivare in una città di nome Udine, è lì che forse avremo qualche speranza.
Sono passati mesi da quella notte a Bagram, oggi viviamo con altre due famiglie pakistane in una casa dataci dallo stato italiano, mio padre ha trovato un lavoro e mia madre fa dei piccoli lavoretti con le altre donne di casa per sbarcare il lunario, io invece non ho più paura, sembrerà strano poter giocare a pallone e scherzare con gli amici senza aspettare che una cosa brutta possa accadere da un momento all'altro! 
Oggi ho dato un nome a quel soldatino lego, l'ho chiamato "Felice" perché così mi sento, felice per la mia famiglia e per un futuro in un paese diverso dal mio ,ma che sa dare speranza e valore alla vita delle persone!

                                  di Silvia


Sono una ragazza di undici anni, scappata dalla Siria per raggiungere i miei parenti in Germania. Sono bloccata insieme ai miei genitori in Grecia con migliaia di persone che cercano, come noi, di sfuggire al terrore e alla morte. Siamo fermi qui,al campo di Idomini in territorio greco, ormai da venti giorni con tantissima fame, le mamme devono curare loro stesse e in più  i propri figli. Siamo venuti qua fuggendo da un paese poverissimo ma adesso mi sembra ancora peggio. La polizia militare non ci lascia passare e io, con la mia famiglia e altri profughi,cerchiamo di raggiungere la Macedonia attraverso il fiume Suva Reka ma purtroppo non ci siamo ancora riusciti.

Un giorno la polizia macedone ha cercato persino di bloccarci lanciandoci gas lacrimogeni. E’ stato terribile! Non si respirava bene e ci sono stati tantissime persone, tra cui molti bambini, feriti. C’erano addirittura persone che ci lanciavano sassi sopra il filo spianato.

Per me, qui al campo, le giornate non passano mai anche se ho fatto amicizia con altri bambini: qualche volta gioco con loro ma purtroppo c’è tanto fango e molto freddo. Di notte, con i miei genitori, dormiamo in tenda: ogni rumore che sento mi fa paura. Sogno ogni volta di poter passare il confine andando in Germania ma, la mia paura più grande, è quella di essere separata dalla mia mamma e dal mio papà.


                           di Lucrezia

Siamo finalmente arrivati alle coste della Grecia, ci manca solo di toccare i confini della Macedonia. Dalla Siria fino a qui sono venuta con mia sorella (più piccola di me di due anni e mezzo), mia madre e mio padre: siamo riusciti per un pelo a scappare dalla guerra su un treno che ci ha portato fino al confine tra la Siria e la Turchia. Poi, fino al Mar Egeo, siamo andati a piedi. Alla spiaggia abbiamo visto un canotto, ci siamo saliti con altre famiglie. Sul canotto ho visto persone malate, bambini e bambine che piangevano: io me ne stavo lì al centro del canotto rannicchiata su me stessa a cercare un po’ di caldo, ma senza successo. Così mi avvicinai ai miei  genitori che entrambi strinsero me e mia sorella. Quella notte era molto fredda ma, nonostante questo, il cielo era stellato e c’era la luna piena, bellissimo! Il mattino dopo fui tra i primi a vedere le coste della Grecia e ad avvertire gli altri. Finalmente abbiamo mollato il canotto stretto e ci siamo rimessi in cammino. 
Ora mi manca quel canotto, mi fanno male i piedi, tutti sono assetati e mi è sembrato di aver visto un miraggio. Ho visto una ferrovia! Ecco il treno che arriva! Siamo riusciti a prenderlo fino al confine. Appena scesi dal treno vidi i campi pieni di tende, ci appostammo lì e, piena di speranza, pensai: "Chissà se un giorno ci faranno passare ".

                          di Maria


Mi chiamo Celsa, sono una ragazza di 14 anni scappata con la mia famiglia dalla guerra siriana. Sono nata a Palmira, un bellissimo luogo dove ci sono scavi antichi romani e che era meta di molti turisti.
Io, come qualunque ragazza della mia età passavo le giornate andando a scuola e vedendo le mie amiche con le quali sono cresciuta, divertendomi con loro e facendo sport. Fantasticavo sul mio futuro immaginando di diventare un’atleta famosa nella specializzazione dello sci, desiderando di vivere in montagna tra la neve e le gare di sci. Con la TV e il computer ero al corrente di tutte le manifestazioni ed eventi che si svolgevano nel mondo. Anche i miei genitori appoggiavano le mie idee.
Purtroppo, con la guerra che ci ha colpito tutto il mio mondo è crollato, con la mia famiglia sono scappata dalla mia città per andare in Serbia.
Adesso mi trovo, in un campo profughi insieme a migliaia di altri migranti come noi, fermati dalla polizia macedone che non lascia passare il confine.
Sono sistemata in una specie di tenda improvvisata, in uno stato pietoso, insieme ad altri con i quali dividiamo il nostro dolore e il nostro stato di vita.
E’ da parecchi giorni che piove, la temperatura è sotto zero, abbiamo poche coperte e un abbigliamento non adatto al clima, quindi ho molto freddo, i brividi e sono molto triste.
In questo ambiente così triste e squallido, fortunatamente ho conosciuto altre ragazze come me e con loro passo le giornate aspettando il momento in cui ci daranno il permesso di passare la frontiera.
La situazione in questo periodo è molto tesa per gli attentati che ci sono stati a Bruxelles dove sono state scoppiate delle bombe sia nell’aereoporto che in due stazioni metropolitane nelle ore più affollate.
Tutto questo crea dolore e panico fra la gente che però si fa forza e non si arrende, continuando a vivere come sempre.
        Celsa            
                              
                                             
                          di Riccardo

        Ciao, io sono Trit vengo dalla Turchia precisamente da Homs la mia città è stata distrutta dalla guerra sto migrando verso la Grecia Per poi spostarmi verso la Russia perché li ho dei parenti Che sono disposti ad aiutarmi e farmi avere un posto sicuro per me e per la mia famiglia. Adesso sono bloccato al confine della macedonia vedo da quando sono bloccato qua che passano elicotteri sopra le nostre teste E vedo guardie militari di cui non si vede il volto che passano A fare controlli e ti chiedono i documenti E se non li hai ti riportano da dove sei venuto. Oggi fa freddo molto freddo e mio figlio di quattro anni ieri non ha mangiato, noi viviamo in una tenda e nella tenda non c'è il riscaldamento abbiamo sono le coperte ma non bastano oggi c'è troppo freddo. In questi giorni si sono persi molti miei amici che migravano insieme a me con le loro famiglie. La mia famiglia ed io abbiamo notato che c'era un gruppo di siriani  che hanno cellulari della marina infatti loro quando ci sono le guardie si nascondono dietro gli alberi Per non farsi controllare dalle autorità, secondo me fanno parte dell'Isis. Oggi forse è il grande giorno il giorno che aspetto da mesi forse riuscirò ad avere finalmente una vita felice  con la mia famiglia.
      È STATO VERAMENTE DURO QUESTO VIAGGIO
                      di Lorenzo
Sono arrivato dalla Siria con i barconi da poco più di un mese , e ho trovato solo povertà, freddo, fame, fango, pioggia e una piccola tenda.

Siamo bloccati in Grecia al confine con la Macedonia.
Ho 11 anni, sono nato in Siria dove studiavo alle medie. Li' vivevo con la mia famiglia; la mia casa è stata distrutta dai bombardamenti. Poi abbiamo preso un barcone e il viaggio ci è costato migliaia di euro a persona. Il barcone era di legno ed eravamo tantissimi tutti stipati e non ci si potevamo muovere perchè rischiavamo di affondare. Arrivati in Grecia dopo un lunghissimo viaggio, abbiamo viaggiato a piedi fino al confine con la Macedonia dove ora sono bloccato.
Qui le mie giornate sono tutte identiche e noiose: la mattina inizia con il pianto del bambino della tenda accanto, poi vado un po' in giro per il campo cercando di fare amicizia con altre persone. Mangio il cibo della Croce Rossa, cioè riso e patate. Poi vado a dormire e poi ricomincia nello stesso modo il giorno dopo.
Le persone intorno a me sono stanche e arrabbiate per l'attesa e con l' unico pensiero di passare le frontiere.
Io mi chiamo Zaid, ho 11 anni, la carnagione olivastra e ho i capelli e gli occhi neri.
E dico a tutti: Basta guerre e basta muri.


                          di Hiber
Mi chiamo Mustafa e ho quindici  anni

Un mese fa sono partito dalla Siria verso la Germania,  ho attraversato il mar Mediterraneo con    un barcone dove eravamo ammassati a migliaia, abbiamo superato il mare in tempesta, molti non sapevano neanche nuotare. Abbiamo  fatto un  lungo viaggio e ora siamo bloccati. Mi trovo in Grecia nel campo profughi di Idomeni ai confini con la Macedonia,  con tutta  la mia famiglia: i miei genitori, le mie due sorelle più piccole e i miei vecchi nonni dentro una tenda. Ho molto freddo, piove da diversi giorni e attorno a me c’è solo il fango. Noi dobbiamo raggiungere mio zio a Berlino, dove vive ormai da vent’anni, ma il problema è che molti stati europei hanno bloccato le frontiere e i poliziotti  non ci fanno passare.

Passo il tempo giocando a palla con dei ragazzi e parliamo e ci confidiamo le nostre paure. Le migliaia di persone tutt’intorno hanno sete e fame e viviamo in condizioni misere; io e la mia famiglia vogliamo oltrepassare il muro e anche gli altri.

Ho paura di non avere un futuro, non so quello che mi aspetta.
                                           di Olivia

Buongiorno, mi chiamo Ahmad e ho vent’anni. Scrivo questo diario per distrarmi un po’. Vengo dalla Siria, ma ora sono “residente” in una “tendopoli” che si trova accanto al muro che è stato eretto  tra Grecia e Macedonia.
         La mia famiglia credo che sia in qualche altra “tendopoli” non so neppure dove (ah, dimenticavo di specificare che per me le tendopoli sono i cosiddetti campi profughi), oppure sia già arrivata in un paese dove hanno dato loro asilo politico. In questa “tendopoli” sono solo con la mia sorellina. La mia sorellina è una delle persone più importanti al mondo per me. Lei mi ricorda molto la mia mamma, che se ne è andata via molti anni fa, ha dei bellissimi capelli lunghi neri e dei grandi occhi verdi.  Al solo pensiero che un giorno possano smistarla in un’altra “tendopoli” rabbrividisco.
Durante la notte ho sognato di riuscire a oltrepassare il muro e magicamente trovarmi a Berlino. All’inizio mi trovavo bene, le persone erano molto gentili e dopo poco tempo mi riconoscevano l’asilo politico. Trovavo un lavoro e riuscivo anche ad avere i soldi per comprarmi un paio di scarpe e una nuova maglietta. Dopo un paio di giorni mi accorgevo di aver dimenticato qualcosa nella  “tendopoli” e quella cosa era … mia sorella! All’inizio mi sentivo uno schifo, poi entrava in gioco l’ansia ed i sensi di colpa.
Dopo poco, per fortuna, mi sono svegliato e ho tratto una conclusione: preferisco rimanere per più tempo nel campo profughi e poi riuscire a oltrepassare il muro insieme a mia sorella, piuttosto che oltrepassarlo subito e poi non essere con lei.  
 Dopo mi sono alzato e mi è stato riferito che quei maledetti terroristi questa mattina hanno fatto un attentato a Bruxelles. Questo avvenimento mi fa venire ancora più voglia di oltrepassare questo muro di filo spinato e arrivare in uno dei paesi importanti, per dimostrare al mondo che noi musulmani non siamo tutti terroristi e che non tutti i musulmani sono dei vandali e degli assassini. Oggi non ho fatto nient’altro che pensare a questa cosa!
Ciao diario, ora devo andare a prendere la mia sorellina. Sembra che oggi sia la volta buona e stiano per farci oltrepassare il filo.
Ci vediamo domani.