lunedì 21 dicembre 2015

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HEINRICH SCHLIEMANN scopre le rovine di Troia

La Grecia antica.
Dal Mar Nero al Mar Egeo: Bosforo, Mar di Marmara e Dardanelli.
La Turchia di oggi
La scoperta di Troia
di Heinrich Schliemann
(testo liberamente ripreso da Wikipedia)
 

Heinrich Schliemann (1822 - 1890) è stato un imprenditore e archeologo tedesco, scopritore della città di Troia.
     Fu il padre a trasmettere ad Heinrich l'amore per le civiltà passate, leggendo i versi dei poemi omerici e descrivendo le gesta degli eroi antichi della leggendaria città di Troia, fino ad allora ritenuta dagli studiosi solo frutto della fantasia. Nel 1829 gli venne regalato un libro di storia per bambini e, secondo quanto affermato nella sua autobiografia, rimase impressionato da un'illustrazione raffigurante Troia in fiamme, e chiedendo lumi al padre sull'imponenza delle mura il piccolo Heinrich espresse il desiderio di ritrovarle.
      Nel 1836 abbandonò gli studi e iniziò l'apprendistato presso un piccolo commerciante, dimenticò così tutto quello che aveva imparato fino a quando, sempre secondo quanto narrato nella sua autobiografia, venne colpito dalla bellezza di alcuni versi in greco recitati da un ubriaco, il figlio di un pastore locale espulso dal ginnasio per cattiva condotta e divenuto apprendista di un mugnaio. Schliemann racconta quindi di avere speso gli ultimi centesimi che gli rimanevano per comprare da bere all'uomo, purché ripetesse i versi recitati che lo avevano profondamente colpito tanto da fargli desiderare di imparare il greco antico. Solo in seguito scoprì che erano versi tratti dall'Iliade e dall'Odissea.
    Dopo anni di apprendistato e un incidente decise di emigrare in Venezuela e s'imbarcò su una nave che naufragò sulle coste dell'isola di Texel. Ad Amsterdam lavorò da fattorino e, da autodidatta imparò  l'inglese, il francese, l'italiano e il russo. Nel 1850 salpò per gli Stati Uniti d'America dove incominciò ad arricchirsi, prestando denaro ai cercatori d'oro.

      Subì un processo per frode e quindi tornò a San Pietroburgo, dove qualche anno prima aveva intrapreso la carriera di commerciante. Nel 1852 sposò Caterina Petrovna Lyschinla, figlia di un avvocato benestante della città russa. La Guerra di Crimea, che scoppiò l'anno dopo, gli portò una grande ricchezza: Schliemann rifornì di vettovaglie e materiale bellico le truppe dello Zar. Contemporaneamente iniziò a studiare nuove lingue (circa una ventina: all'inizio francese, inglese, spagnolo, ma poi anche altre come arabo ed ebraico; Schliemann ideò un metodo di studio assai efficace, infatti le prime lingue le studiò in un anno, ma le ultime, come l'arabo, in sole sei settimane) tra cui il greco antico per poter leggere direttamente le imprese degli eroi narrate dal mitico cantore.

La spedizione in Anatolia

Schliemann con la seconda moglie Sophia
    Nel 1868, ritiratosi dagli affari, Schliemann si dedicò alla realizzazione dei suoi sogni, i viaggi e le scoperte archeologiche. Nel settembre del 1869, divorziato dalla moglie russa, si sposò con la giovane greca Sophia Engastromenou e nel 1870 intraprese un viaggio verso la Cina e il Giappone; successivamente si trasferì in Italia, in Grecia ed infine in Turchia.
     Presso la collina di Hissarlik iniziò la ricerca delle mura di Troia con la collaborazione di Frank Calvert, viceconsole britannico proprietario dei terreni, che già aveva ipotizzato di poter trovare le rovine della città presso quel sito. In quell'anno effettuò un primo scavo clandestino, suscitando le ire del governo turco. Nel 1871 ottenne l'autorizzazione a compiere le ricerche in terra turca e organizzò a proprie spese una spedizione archeologica in Anatolia, sulla sponda asiatica dello Stretto dei Dardanelli, luogo che la tradizione indicava come possibile sito della città di Troia.
      L'archeologo tedesco fermò la propria attenzione sulla collina di Hissarlik, un'altura in posizione favorevole per una roccaforte, dalla quale si poteva dominare tutta la piana circostante; seguendo le indicazioni e le descrizioni dei testi omerici, il 4 agosto 1872 Schliemann rinvenne vasellame, oggetti domestici, armi e anche le mura e le fondamenta non di una sola città, quella di Priamo, ma di ben altre otto città diverse, costruite l'una sulle rovine dell'altra (i risultati delle ricerche furono resi noti nel 1874 nell'opera Antichità troiane).
       Grazie all'analisi degli oggetti rinvenuti e delle tecniche costruttive utilizzate dagli archeologi che hanno portato a termine il lavoro iniziato da Schliemann, datando i vari strati e tracciando le piante delle ricostruzioni, in cui si notano i cerchi concentrici delle cinte murarie. Individuò IX strati.







Sophia Schliemann indossa una parte del "tesoro di Priamo"

Il tesoro di Priamo
      Il 15 giugno 1873, ultimo giorno di scavo prima della sospensione dei lavori, Schliemann effettuò una nuova e importantissima scoperta: alla base delle "mura ciclopiche" del VI strato vide qualcosa che attirò la sua attenzione; allontanati gli operai, aiutato solo dalla moglie, la greca Sophia Engastromenou, bella come l'immagine che egli si era fatto di Elena di Troia, riportò alla luce un tesoro costituito da migliaia di gioielli d'oro (per la precisione, più di 8.700), definito come il "tesoro di Priamo", che il Re aveva nascosto prima della distruzione della città. Questo tesoro era stato trovato alla profondità di 10 metri in un recipiente di rame largo 1 metro e alto 45cm.
      Schliemann riuscì ad esportare segretamente il tesoro in Grecia; per questo venne accusato dalla Turchia di esportazione illegale e costretto a pagare una ingente multa; l'archeologo tuttavia pagò una somma maggiore pur di divenirne il proprietario, quindi decise di donare il tesoro alla Germania, dove questo rimase fino alla seconda guerra mondiale.
      Il 6 marzo 1945 Adolf Hitler ordinò che fosse nascosto nelle miniere di sale di Helmstedt, in previsione della sconfitta e per evitare che cadesse in mano ai sovietici. L'ordine di Hitler non venne eseguito e il tesoro finì a Mosca.
    Negli anni successivi i russi smentirono che questo si trovasse nelle loro mani e così scoppiarono infinite polemiche. La prima conferma ufficiale della presenza del tesoro in Russia si ebbe nel 1993 da parte del ministro della cultura russo che dichiarò che il tesoro si trovava a Mosca, al Museo Puskin, dal 1945.
      Attualmente quattro nazioni si contendono quel tesoro: la Turchia (dove è stato rinvenuto), la Grecia (erede della tradizione omerica), la Germania (a cui fu donato dall'archeologo) e la Russia (dove si trova attualmente).
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