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E in quel libro l'autrice raccontava di una giovane ebrea siriana che, sradicata dalla madre e dall'infanzia, era fuggita a soli cinque anni dalla Siria a seguito delle persecuzioni antisemite ed era entrata illegalmente in Palestina, per poi arrivare in Israele nell'immediato dopoguerra. Da lì, dopo aver trascorso in un kibbutz adolescenza e giovinezza, si sarebbe trasferita in Italia, dove sarebbe diventata psicologa, occupandosi fra l'altro di "bambini difficili" (dando vita al Centro giochi di Masal e guidando l'associazione onlus Chi sono io?, che peraltro l'ha vista come conduttrice nell'omonima trasmissione sul canale Sky 137). In altre parole mettendo nero su bianco il suo percorso di vita, infarcito di profonde ferite.
Una autobiografia densa di significato che ora trova un confortante seguito in Ho fatto un sogno, dove Masal riprende il discorso sul suo passato e sul suo presente. Lei che nel 2013 aveva peraltro già dato alle stampe, sempre per Bompiani, Mamma Miriam, lavoro nel quale l'autrice aveva continuato a fare i conti con il passato, e soprattutto con il presente, per far diventare l'Italia il suo Paese di adozione. «Avevo infatti deciso - sono parole sue - di continuare ad andare in giro per il Paese e raccontare ancora e ancora la mia storia. E in questi viaggi ho scoperto gli italiani, un popolo affettuoso e accogliente». Fermo restando che ad «ogni incontro si ricreava quella magia inaspettata: io e gli altri, gli altri e me. Ovvero le distanze si accorciavano e la gratitudine reciproca era sincera».
Dopo A piedi scalzi nel kibbutz, Masal Pas Bagdadi torna a raccontare storie di amore e ricerca che spaziano tra realtà e sogno, ricordi e memoria, legati alla sua famiglia e al suo popolo.
Il vecchio nonno appare nella notte alla protagonista, e le sue poche parole la spingono a interrogarsi sulla sua vita e sui suoi figli. In questo viaggio straordinario fuori dal tempo, Masal visita il cimitero di Tel Aviv e anima i suoi abitanti come per magia, cammina per i vicoli del mercato dove nomi e lingue si mescolano tra i profughi scampati alla Shoa e alle persecuzioni.
Con nostalgia torna a rievocare il ghetto di Damasco tra profumi e storie di altri tempi, dove Tune, la bambina di allora, assorbe quello che la circonda e inconsapevolmente si prepara ad affrontare gli eventi tragici della sua vita. Ho fatto un sogno è un viaggio affascinante tra passato e presente, verso un futuro pieno di amore per la vita.
Masal è una giovane ebrea siriana che, sradicata dalla madre e
dall’infanzia, peregrina per il Medio Oriente fino ad arrivare in
Israele nell’immediato dopoguerra. Da lì, dopo aver trascorso in un
kibbutz adolescenza e giovinezza, si trasferisce in Italia dove diventa
psicologa e si occupa di “bambini difficili”. La storia di una vita che
ha conosciuto le più profonde ferite inferte all’uomo negli ultimi
decenni in una commovente autobiografia densa di significato.
Masal Pas Bagdadi
I LUOGHI
Confini della Siria (capitale Damasco)
A NORD: Turchia (capitale Ankara)
A EST: Iraq (capitale Baghdad)
A SUD: Giordania (capitale Amman)
A OVEST: Israele (capitale Tel Aviv), Libano (capitale Beirut), Mar Mediterraneo (Isola Cipro con capitale Nicosia)
A NORD: Turchia (capitale Ankara)
A EST: Iraq (capitale Baghdad)
A SUD: Giordania (capitale Amman)
A OVEST: Israele (capitale Tel Aviv), Libano (capitale Beirut), Mar Mediterraneo (Isola Cipro con capitale Nicosia)
Il kibbutz è una forma associativa volontaria di lavoratori dello stato di Israele, basata su regole rigidamente egualitaristiche e sul concetto di proprietà comune.
Il kibbutz è nato come ideale di eguaglianza, di lavoro a favore della comunità; questo comporta per ogni singolo elemento appartenente al kibbutz l'obbligatorietà di lavorare per tutti gli altri elementi dello stesso e in cambio, al posto di denaro ricevere semplicemente i frutti del lavoro altrui, evitando così alla collettività di cadere nelle mani di quello che viene considerato il consumismo di stampo occidentale.
Nel 2010 c'erano in Israele 270 kibbutz. Le loro fabbriche e le loro aziende agricole arrivavano a costituire il 9% del prodotto industriale (8 miliardi di dollari) e il 40% del prodotto agricolo (oltre 1,7 miliardi di dollari).
L'associazionismo in forma di kibbutz risale all'inizio del XX secolo con la fondazione di Degania a sud del lago di Tiberiade, avvenuta nel 1909.
Il kibbutz è stato uno degli elementi fondamentali nello sviluppo di Israele, sia per la forte carica ideologica socialista sia per il fattore innovativo che portava in un'area in cui l'agricoltura era a puri livelli di sussistenza.
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Dal Dizionario Sabatini-Coletti
ghetto
[ghét-to] s.m.
- 1 Quartiere un tempo assegnato agli ebrei
- 2 estens. Quartiere abitato da minoranze emarginate: g. portoricano; anche, zona cittadina sudicia e malfamata
- 3 fig. Condizione di isolamento, d'emarginazione
- sec. XVI
profugo
[prò-fu-go] agg., s. (pl.m. -ghi, f. -ghe)
- • agg. Che è costretto a lasciare la propria patria in seguito a calamità naturali, guerre ecc.: accogliere le famiglie p.
- • s.m. (f. -ga) Nel sign. dell'agg. || campo profughi, accampamento attrezzato per accogliere profughi
- • sec. XIV
ASCOLTA: DESCRIZIONE DI UN KIBBUTZ
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Masal Pas Bagdadi psicoterapeuta
Tiggi Gulp - Mostra "CHI SONO IO?" Roma
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