incipit corpo conclusione
di Hiber
Scrivo un racconto con
la struttura
di “I giorni perduti” di Dino Buzzati.
di Silvia e Francesca
Qualche giorno dopo aver chiesto a suo padre di andare a
Parigi, Rachel, partì con la sua migliore amica Chaine.
Una volta arrivate, Rachel e Chaine presero i bagagli e, andando verso il
taxi che avrebbe dovuto portarle a casa, incontrarono due ragazze della stessa loro
età e divennero molto amiche. Abitavano nello stesso appartamento, purtroppo
tutto sporco: c’erano ciabatte in giro, peli di cane attaccati alle finestre,
cibo marcio sotto il letto … Ogni giorno cercavano di pulirlo ma … con scarsi
risultati.
Visto
che tutti gli sforzi erano vani, si arresero e chiamarono una impresa di
pulizie e vissero tutti puliti e contenti.di Hiber
Il pianeta gemello
Quel pomeriggio, Ernesto si stava
annoiando tantissimo a casa dei nonni, così decise di salire in soffitta e di
frugare tra tutte quelle cianfrusaglie.
Ad un certo punto, si imbatté in un baule pieno di quaderni di suo padre e degli zii dei tempi della scuola e fu attirato da un tema del padre sul pianeta gemello.
In questo tema, il papà raccontava che milioni di anni fa esisteva nella nostra galassia un pianeta gemello della terra, dove c’era vita. Su questo pianeta si trovavano piante bellissime e verdissime, uccelli colorati e cinguettanti, sole e temperature piacevoli, e tanti abitanti, un vero e proprio paradiso terrestre.
Purtroppo, ogni volta che gli abitanti commettevano una scorrettezza contro qualcuno o contro la natura, spariva un colore dalle piante o dalla natura o moriva un animale, finché presto il pianeta gemello non rimase grigio, senza colori, privo di piante, di animali e di uomini, cioè privo di vita.
Ad un certo punto, si imbatté in un baule pieno di quaderni di suo padre e degli zii dei tempi della scuola e fu attirato da un tema del padre sul pianeta gemello.
In questo tema, il papà raccontava che milioni di anni fa esisteva nella nostra galassia un pianeta gemello della terra, dove c’era vita. Su questo pianeta si trovavano piante bellissime e verdissime, uccelli colorati e cinguettanti, sole e temperature piacevoli, e tanti abitanti, un vero e proprio paradiso terrestre.
Purtroppo, ogni volta che gli abitanti commettevano una scorrettezza contro qualcuno o contro la natura, spariva un colore dalle piante o dalla natura o moriva un animale, finché presto il pianeta gemello non rimase grigio, senza colori, privo di piante, di animali e di uomini, cioè privo di vita.
Ernesto capì così che il messaggio
che il papà voleva dare con il suo racconto di bambino era che bisogna sempre
rispettare gli altri uomini e la natura.
di Lucrezia
Il Signor. Jack Rossi, un
avido ricco che pensava solo a se stesso, stava tornando dalla sua spesa
quotidiana e, passando per la piazza, vide un gruppo di persone che stava
ammirando una statua appena collocata al centro della piazza. Era una
bellissima statua in marmo rappresentante un uomo seduto su di una poltrona che
indicava un punto nel vuoto. Ad un certo punto Jack si ritrovò da solo in uno
spazio tutto nero senza niente e nessuno tranne che la statua che tutti
ammiravano.
In quel momento la statua
aprì la bocca e da essa uscirono delle parole illuminanti :” Jack, devi
smetterla di essere così avido e imparare ad usare i tuoi soldi per il bene”.
Detto questo la statua continuò dicendo :”Jack… Jack… Jack…”poi Jack aprì gli
occhi e scoprì che era sua moglie a chiamarlo perché stava ancora dormendo. Da
quell’avvenimento Jack imparò ad utilizzare il suo denaro per il bene, la
statua non c’era veramente, era solo un sogno o così sembrava.
di Giorgio
Qualche giorno dopo la serie di furti
commessi in alcune case di una via, la famiglia Fortune si prepara a difendersi
dal ladro che stava derubando tutte le abitazioni della via.
Un giorno Peter Fortune, un bambino di dieci anni, resta a
casa da scuola dato che era malato. Quel giorno Peter, malato e solo in casa,
ha sentito uno strano rumore metallico sulla finestra della camera in cui si
trovava: la sua camera. In quel momento era sdraiato sul suo letto. Poco dopo
Peter vide una sagoma nera entrare dall’unica finestra che suo papà non aveva
serrato. La sagoma alla fine entrò tutta e Peter capì subito che si trattava di
una persona e che quella persona era sicuramente il ladro.
Il ladro scrutò la stanza e vide Peter spaventato, gli si
avvicinò e gli chiese con voce maschile:“Come ti chiami?” e Peter rispose:”Peter”.
“Sei da solo?”
“Sì”.
“Bene Peter, sei pronto a morire?”
“No. Dimmi come ti chiami”.
In quel momento il ladro si stava togliendo il suo berretto
nero, il foulard nero e gli occhiali neri e disse: ”Adesso mi riconosci?”
Peter lo guardò con uno sguardo sbalordito perché quell’uomo
era il suo vicino di casa che era sempre gentile con tutti e aiutava tutti.
In quel momento il ladro si riprese le sue cose e se le
rimise addosso, buttandosi di sotto dalla finestra sparò un colpo che per poco
non colpì Peter.