lunedì 23 maggio 2016

ALLA MANIERA DI DINO BUZZATI

    incipit                                 corpo                                          conclusione

Scrivo un racconto con la struttura 
di “I giorni perduti” di Dino Buzzati.

 di Silvia e Francesca
            Qualche giorno dopo aver chiesto a suo padre di andare a Parigi, Rachel, partì con la sua migliore amica Chaine.
            Una volta arrivate, Rachel e  Chaine presero i bagagli e, andando verso il taxi che avrebbe dovuto portarle a casa, incontrarono due ragazze della stessa loro età e divennero molto amiche. Abitavano nello stesso appartamento, purtroppo tutto sporco: c’erano ciabatte in giro, peli di cane attaccati alle finestre, cibo marcio sotto il letto … Ogni giorno cercavano di pulirlo ma … con scarsi risultati.
            Visto che tutti gli sforzi erano vani, si arresero e chiamarono una impresa di pulizie e vissero tutti puliti e contenti.


                                                           di Hiber

Il pianeta gemello

Quel pomeriggio, Ernesto si stava annoiando tantissimo a casa dei nonni, così decise di salire in soffitta e di frugare tra tutte quelle cianfrusaglie.
Ad un certo punto, si imbatté in un baule pieno di quaderni di suo padre e degli zii dei tempi della scuola e fu attirato da un tema del padre sul pianeta gemello.
     In questo tema, il papà raccontava che milioni di anni fa esisteva nella nostra galassia un pianeta gemello della terra, dove c’era vita. Su questo pianeta si trovavano piante bellissime e verdissime, uccelli colorati e cinguettanti, sole e temperature piacevoli, e tanti abitanti, un vero e proprio paradiso terrestre.
     Purtroppo, ogni volta che gli abitanti commettevano una scorrettezza contro qualcuno o contro la natura, spariva un colore dalle piante o dalla natura o moriva un animale, finché presto il pianeta gemello non rimase grigio, senza colori, privo di piante, di animali e di uomini, cioè privo di vita.

Ernesto capì così che il messaggio che il papà voleva dare con il suo racconto di bambino era che bisogna sempre rispettare gli altri uomini e la natura.
                                              
                                                                                   di Lucrezia

Il Signor. Jack Rossi, un avido ricco che pensava solo a se stesso, stava tornando dalla sua spesa quotidiana e, passando per la piazza, vide un gruppo di persone che stava ammirando una statua appena collocata al centro della piazza. Era una bellissima statua in marmo rappresentante un uomo seduto su di una poltrona che indicava un punto nel vuoto. Ad un certo punto Jack si ritrovò da solo in uno spazio tutto nero senza niente e nessuno tranne che la statua che tutti ammiravano.

In quel momento la statua aprì la bocca e da essa uscirono delle parole illuminanti :” Jack, devi smetterla di essere così avido e imparare ad usare i tuoi soldi per il bene”. Detto questo la statua continuò dicendo :”Jack… Jack… Jack…”poi Jack aprì gli occhi e scoprì che era sua moglie a chiamarlo perché stava ancora dormendo. Da quell’avvenimento Jack imparò ad utilizzare il suo denaro per il bene, la statua non c’era veramente, era solo un sogno o così sembrava.
                                                                                              



                                                                                     di Giorgio
                Qualche giorno dopo la serie di furti commessi in alcune case di una via, la famiglia Fortune si prepara a difendersi dal ladro che stava derubando tutte le abitazioni della via.
Un giorno Peter Fortune, un bambino di dieci anni, resta a casa da scuola dato che era malato. Quel giorno Peter, malato e solo in casa, ha sentito uno strano rumore metallico sulla finestra della camera in cui si trovava: la sua camera. In quel momento era sdraiato sul suo letto. Poco dopo Peter vide una sagoma nera entrare dall’unica finestra che suo papà non aveva serrato. La sagoma alla fine entrò tutta e Peter capì subito che si trattava di una persona e che quella persona era sicuramente il ladro.
            Il ladro scrutò la stanza e vide Peter spaventato, gli si avvicinò e gli chiese con voce maschile:“Come ti chiami?” e Peter rispose:”Peter”.
“Sei da solo?”
“Sì”.
“Bene Peter, sei pronto a morire?”
“No. Dimmi come ti chiami”.
             In quel momento il ladro si stava togliendo il suo berretto nero, il foulard nero e gli occhiali neri e disse: ”Adesso mi riconosci?”
             Peter lo guardò con uno sguardo sbalordito perché quell’uomo era il suo vicino di casa che era sempre gentile con tutti e aiutava tutti.
             In quel momento il ladro si riprese le sue cose e se le rimise addosso, buttandosi di sotto dalla finestra sparò un colpo che per poco non colpì Peter.