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Programma
Si apre il Wired Next Fest: l’innovazione ha il volto e il coraggio di un ragazzo
Massimo Temporelli inaugura
il Wired Next Fest e affronta il tema centrale di questa edizione: il
tempo. L’innovazione è una prerogativa dei ragazzi: i grandi inventori
hanno cambiato il mondo da giovani
“Credo nella necessità dell’homo sapiens, da che è apparso sulla Terra, di innovarsi”- Massimo Temporelli, fondatore di The Fablab, all’inaugurazione del Wired Next Fest 2016
Laureato in fisica, docente e conduttore televisivo, a Temporelli è affidato il primo approccio al tema di questa edizione della rassegna: il tempo. Sul grande proiettore, davanti a una platea composta soprattutto da studenti, appare un’immagine di Albert Einstein.
“Questa non è la faccia di Einstein, lui ha vostra faccia”, spiazza tutti Temporelli. L’innovazione, spiega, non ha il volto di un adulto, tantomeno di un anziano. L’innovazione è affare per i giovani, i quali non sono malinconici o pensosi: agiscono. “Einstein mise a punto la relatività quando aveva 26 anni”, aggiunge: “Isaac Newton inventò la teoria gravitazionale a 24 e Charles Darwin si addentrò in un tema complicato e pericoloso come la teoria dell’evoluzione che ne aveva appena 27”.
E ancora James Watt alla stessa età diede impulso alla rivoluzione industriale e Edison creò la lampadina, ne aveva solo 21 Guglielmo Marconi quando gettò le basi per la nascita della radio.
Senza parlare dei tempi più recenti: a 21 anni Bill Gates, “con la faccia un po’ nerd, gli occhialoni e le lentiggini”, e Steve Jobs avevano cambiato per sempre l’informatica, Mark Zuckerberg un anno prima diveniva mister Facebook. “Non è un caso: ho preso cento invenzioni che hanno fatto progredire l’umanità e le ho messe su un asse temporale, l’età media dei creatori è di 25 anni”.
La seconda coordinata analizzata da Massimo Temporelli per il pubblico del Wired Next Fest è quella relativa allo spazio.
“In Italia – dice – ci lamentiamo spesso per il fatto che non ci sono soldi per l’innovazione, che i giovani hanno troppi limiti. Chi è sulla rampa di lancio per cambiare il mondo se ne frega se non ha un ufficio in cui lavorare”.
Scorrono immagini di garage americani, quelli in cui è stato progettato, tra gli altri, il primo modello dei computer HP o è stata concepita l’azienda Walt Disney. “Il garage rappresenta un concetto a me caro, espresso dallo scrittore americano Steven Johnson per la prima volta, quello di adiacente possibile. Il garage è vicino a casa, ma non è casa. Ti impone di uscire dalla comfort zone, è un luogo di passione dove si fanno le prime esperienze sessuali, i lavoretti oppure le prime prove con la band”.
Nel 1939 i signori Hewlett e Packard, allora ventenni, si chiusero in una piccola rimessa dalle parti della Silicon Valley, sulle cui pareti attaccarono un primitivo regolamento aziendale. Tra gli imperativi da seguire ogni giorno c’era la fiducia nelle proprie possibilità e nel lavoro di squadra, l’attenzione verso ciò che il pubblico vuole, la volontà di sperimentare anche le idee più radicali. “Dai il tuo contributo ogni giorno, oppure non lasciare il garage”, è una delle regole di quel decalogo. “Continuate a innovare, è il tempo di farlo” è l’ultimo messaggio che Massimo Temporelli lancia ai ragazzi che lo ascoltano.